La malattia di Parkinson è una patologia a carattere progressivo che attacca un gruppo di cellule nervose poste a livello cerebrale e note come neuroni dopaminergici (DA).
Questi sono responsabili della trasmissione della dopamina, un’importantissima sostanza chimica che trasporta i segnali ad aree del cervello deputate al controllo del movimento.
Con la progressione della malattia, si perdono neuroni in quantità sempre maggiori, e i pazienti sviluppano sintomi come tremore agli arti, alterazione dell’espressione verbale ed equilibrio instabile.
Al momento, non esistono cure note per il PARKINSON?
Oggi, però, un’équipe dell’Università di Kyoto, in Giappone, ha utilizzato con successo staminali umane riprogrammate per ripristinare la funzionalità cerebrale in alcune scimmie di Giava o macachi dalla coda lunga, affetti da sintomi assimilabili al Parkinson: gli studiosi sperano di poter avviare test clinici su pazienti umani già dal prossimo anno.
I ricercatori sono riusciti a produrre neuroni DA funzionanti utilizzando staminali pluripotenti indotte (iPS), ossia cellule ottenute “riprogrammando” quelle epiteliali o ematiche adulte e facendole regredire a uno stadio embrionale, per poi essere in grado di
differenziarle in qualsiasi tipo di tessuto.
I neuroni DA sono stati creati con materiale prelevato da quattro soggetti esenti da Parkinson e da tre pazienti ai quali era invece
stata diagnosticata la malattia, e poi iniettati nel cervello di sette diversi primati. Tutti gli animali hanno evidenziato un deciso miglioramento dei movimenti.
Tuttavia, i risultati sono apparsi dipendenti dalla qualità delle cellule impiantate più che dalla loro quantità, come spesso avviene nel caso delle terapie con staminali.
“Abbiamo prodotto neuroni DA a partire da diverse linee cellulari iPS. Alcune provenivano da donatori sani, altre da individui con parkinsonismo”, ha detto il ricercatore Tetsuhiro Kikuchi. “Ciascuna scimmia ha ricevuto cellule preparate con materiale proveniente da un diverso donatore di iPS. La qualità della donazione cellulare ha influenzato fortemente il tasso di sopravvivenza dei neuroni DA”. Ai primati erano stati somministrati farmaci per impedire il rigetto delle nuove cellule da parte del sistema immunitario, e il periodo di osservazione è durato per circa due anni, senza particolari problemi. L’équipe scientifica spera di poter iniziare a reclutare pazienti umani per la terapia a base di staminali pluripotenti indotte entro il prossimo anno.
Sintomi assimilabili al parkinsonismo nei macachi sono stati ridotti per un periodo fino a due anni grazie alla nuova terapia con staminali
Ma sono proprio le dichiarazioni dell’esperto David Dexter ad accendere una speranza:
“Non soltanto le nuove cellule sono sopravvissute ed erano rilevabili in dissezioni successive, ma si sono anche integrate con la
rete neuronale esistente, comportandosi come normali cellule cerebrali del circuito dopaminergico e favorendo un graduale miglioramento del movimento nell’arco di 12 mesi. Malgrado il promettente profilo qualitativo di questa ricerca, le cui conclusioni sono state confermate da dati attendibili provenienti da diverse fonti, come test comportamentali, scansioni cerebrali e analisi istologiche, ci attendono altre importanti sfide. È necessario infatti determinare se le nuove cellule trapiantate subiranno lo stesso destino di quelle originali, che erano state distrutte nel decorso della malattia. Inoltre, esistono altri tipi di cellule cerebrali colpite dal Parkinson, e occorre altro lavoro per studiare i sintomi non correlabili a una carenza di dopamina”.